Il Dosso - Villa Braguti

Continuiamo per la nostra strada, che si contorce in curve a gomito fra appezzamenti di terreno fino a scorgere da lontano la torretta del Dosso. Vi si accede alla proprietà (che fu costruita su di un rilievo il Dosso appunto), attraverso un viale. Al termine una elegante villa padronale di campagna. 
La cascina, con annessa cappella, fu costruita nel 1728 dai nobili Braguti: 

“[…] antica famiglia bergamasca stabilitasi nel 1347 a Crema ed estintasi nel 1882 con il suo ultimo rappresentante il Cav. Sac. Luigi Braguti. Essa fu aperta al culto, il 4 settembre di quello stesso anno (1728), dal Padre Carlo Francesco Rosaglia, barnabita priore di S.Manano in Crema.
L’ottobre 1876, il prevosto, Dornetti, con facoltà ottenuta dal vescovo Sabbia, vi eresse la Via Crucis, le cui 14 stazioni, pur di piccolo formato, sono di valore artistico. Il prevosto Denti di S. Giacomo in Crema vi portò poi, la reliquia di Santa Croce. (Cit. P. Savoia)
Mentre per quanto riguarda la chiesetta:
Le motivazioni della fondazione della chiesetta sono illustrate degli atti della visita Calini: "In questo oratorio, che è pubblico, e fu costruito, per decreto dell'Ill.mo e Rev.mo Signor Griffoni, vescovo di Crema, dietro supplica del fu nobile Giulio Cesare Braguti, per comodità della sua famiglia e degli abitanti vicini, affinché potessero ascoltare più facilmente la Messa, distando notevolmente dalla chiesa parrocchiale  (di Ripalta Nuova ndr.) e potessero accedervi nel periodo invernale quando le strade si fanno impraticabili, viene celebrata la Messa ogni giorno festivo e spesso in quelli feriali secondo le intenzioni del citato nobile signor Nicola Braguti. " (Cit. Mons. Zucchelli).
La Torre, invece, secondo quanto riportato da Mons. Zucchelli, sembra essere successiva alla data di costruzione della villa e realizzata quando la proprietà era della famiglia Capredoni:
L'edificio è certamente un'aggiunta di stile neogotico, ascrivibile al secolo XIX, secondo il gusto romantico che tornava a proporre lo stile medioevale. Possiamo pensare l'abbiano costruito i Capredoni, quando riassettarono il complesso appena acquistato.
La villa (chiamata anche “dei cinque cancelli” – Cit. Mons. Zucchelli) e di conseguenza la cappella furono interessate da molteplici cambi di proprietà che ne causarono adeguamenti, restauri ampliamenti e rifacimenti. La struttura odierna è stata realizzata ad opera dei coniugi Giuliani - Ricci, attuali proprietari, che hanno riqualificato la villa, restituendole cosi la sua importanza storica. La chiesetta tuttavia non è più adibita al culto dagli anni ‘50.
Del possedimento del Dosso troviamo traccia anche sul giornale locale “il Nuovo Torrazzo”, il quale descrive l’insediamento delle maestranze dell’AGIP presso il podere. Sempre lo Zucchelli riporta:
Lo leggiamo su "Il Nuovo Torrazzo" a firma di A. Rossi: "Di Villa Dosso rammentiamo un fatto clamoroso avvenuto nel 1946. Squadre geofisiche e geosismiche dell'AGIP, giunte nel maggio di quell'anno a Ripalta Cremasca, avevano piantato le tende presso la villa, eseguendo nella zona accurati rilievi e sondaggi fotoelettrici, al termine dei quali alcune squadre di operai specializzati avevano iniziati alacremente i lavori per l'apertura di un pozzo sperimentale per la ricerca del petrolio. Lo scalpello perforatore sondò, invece, a 1700 m. di profondità - in un campo antistante la villa - un'estesa falda metanifera il cui gas rigurgitò alla superficie con uno spaventoso e assordante 'soffione', alla pressione di circa 200 atmosfere. Il primo pozzo di gas metano era stato scoperto in terra cremasca e gran folla di gente accorse a Villa Dosso per osservare da vicino il terrificante getto di gas. Quell'avvenimento segnò probabilmente il declino dell'antica villa dai cinque cancelli in ferro battuto che già da anni s 'era trasformata in una azienda agricola odorosa di fieno e con le stalle brulicanti di mugghianti vitelli. Il fasto delle grandi sale affrescate, recanti lo stemma araldico con le spade incrociate in campo aperto, decadde rapidamente: mutarono volto la vasta cucina dal cui grande camino, simile a quello del castello di Fratta, venne tolto il girarrosto girevole, le stanze che ancora conservano le vecchie stufe col portello incassato nel muro esterno; le scuderie ridotte a magazzino. Lentamente scomparve anche lo splendido 'viale della lunga vita' che dalla villa, attraverso l'ombroso parco, si snodava fino ai confini della proprietà e, da ultimo, il secolare parco - un tempo pieno di uccelli, di frescura e di pace - è stato arato proprio in questi ultimi giorni per far posto alla più redditizia agricoltura. "